“Il mondo dei servizi digitali offerti al cliente è a una svolta che potrebbe rivoluzionarne modi e contenuti. Neosperience ha l’ambizione di superare i tradizionali modelli di marketing basati su approcci vecchi di decenni per traghettarli nel nuovo contesto, per andare oltre l’analisi del cliente basata semplicemente su dati socio-demografici, geografici o sulla cronologia degli ultimi acquisti.
Per fare questo ci siamo serviti delle nuove possibilità permesse dall’intelligenza artificiale e da decenni di studi condotti dalla psicologia cognitiva, comportamentale e sociale. Abbiamo insomma adottato le competenze consolidate e sviluppate in altri ambiti per fonderle con l’analisi dei dati e creare uno strumento capace di replicare quella sensibilità, quelle “soft skills”, che i venditori da sempre applicano per trovare le modalità di comunicazione più efficaci e adatte ai singoli clienti. La nostra piattaforma tecnologica Neosperience Cloud funziona così e permette di adattare il marketing a una forma più empatica di comunicazione, capace di cogliere le esigenze del singolo cliente e di adattarsi ad esse”.

Come è nata Neosperience? Come siete arrivati fin qui?
“La nostra storia nasce con un progetto di ricerca europeo guidato da Nokia, MobiLife, nel triennio 2004-2006. Sviluppammo il primo motore di app, una sorta di infrastruttura per lo sviluppo tecnologico successivo che permise la creazione di un WebKit che poi sarebbe stato adottato dagli iPhone di Apple e avrebbe aperto la via alla creazione delle prime app. Quel primo motore in seguito evolverà diventando Neosperience Cloud dalla content delivery alle applicazioni più complesse di oggi”.

Quali sono le nuove sfide che vedete nel mercato di oggi?
“L’obiettivo è quello di non creare più soltanto messaggi e narrazioni di prodotti e servizi mediate e adattate a tutti, che inevitabilmente non sono efficaci nei confronti di nessun cliente, ma di personalizzare la narrazione adattandola ai diversi profili dei clienti. Ci vengono in soccorso sia gli strumenti dell’intelligenza artificiale, che quelli della psicologia. Un esempio utile può essere quello del tratto della personalità denominato Locus of control, che può essere interno o esterno. Coloro che hanno un Locus of control interno tendono a sovrastimare la propria capacità di influenzare il mondo circostante e percepiscono il rischio insito nelle conseguenze delle proprie azioni. Al contrario un Locus of control esterno favorisce una visione più fatalista e preoccupata degli impatti esterni della realtà. Dovendo vendere, per esempio, una polizza RC per la casa ai clienti del primo tipo, sarà utile sottolineare rischi come quello della caduta di un proprio vaso addosso a un altro condomino. I clienti del secondo tipo percepiranno invece di più il rischio di un danno esterno, come la rottura di una condotta idrica del vicino di casa. La comprensione e distinzione di questi due profili può fare la differenza sull’esito del processo di vendita”.

Un altro esempio?
“Nel mondo della moda è fondamentale comprendere il tipo di cliente con il quale ci si rapporta. C’è chi ama l’unicità e vuole essere il primo a provare un determinato prodotto per distinguersi. All’estremo opposto c’è chi ama seguire i trend, gli influencer e ama il concetto di prodotti scelti dalla community. L’approccio a questi due tipi di clienti deve essere profondamente diverso, se si vogliono ottenere dei risultati di vendita”.

I vostri prodotti come si inseriscono in questi processi?
“La nostra Neosperience Cloud è una cassetta degli attrezzi sofisticata, ma flessibile e scalabile. Noi lavoriamo con clienti estremamente diversificati, dal settore automotive (FCA) a quello finanziario (Intesa Sanpaolo, Fineco), dalla grande distribuzione organizzata (Esselunga) alla moda (Benetton, Moleskine). Abbiamo così sviluppato la capacità di creare strumenti che possono essere facilmente assemblati e adattati alle singole esigenze, declinati sui bisogni di ogni industria specifica e di ogni organizzazione. In questo modo, ad esempio con il nostro strumento Image Memorability, che predice la “memorabilità” di un immagine o di un banner pubblicitario, l’azienda può ottimizzare gli investimenti di comunicazione e risparmiare, evitando analisi e studi che costerebbero enormemente di più”.

ARTICOLO SUL GIORNALE DI BRESCIA